ARTICOLI | 2006

La filosofia dell’intervento
Da: “Diamo un calcio alla droga” Editoriale Terzo Millennio- E.T.M. febbraio 2006
“Non esiste la tossicomania come realtà oggettiva ed immutabile: esistono tanti tossicomani, ognuno diverso dall’altro ed anche da se stesso in funzione del tempo che passa. Dare una sola risposta terapeutica costringe il soggetto ad adattarsi ad un intervento non necessariamente adeguato alla sua dipendenza, con elevato rischio di abbandono o insuccesso. E’ la terapia che deve adeguarsi al soggetto e non viceversa. Di qui la necessità di un ampio ventaglio di opportunità da offrire al tossicomane, dopo aver fatto una dia¬gnosi esatta della sua patologia. Villa Maraini in tanti anni non ha mai rifiutato nessuno, convinta che se il drogato che vuole smettere è malato, quello che ancora non lo vuole è malato due volte e richiede un surplus di attenzione “

A proposito della cocaina
«Per la cocaina facile non c’è rimedio. In Italia non esistono comunità di recupero per cocainomani, solo noi abbiamo un programma. È subdola, apparentemente poco dannosa e gode di una sorta d’impunità sociale. Se ne parla, da sempre, come della “droga bene”, uno sfizio da ricchi, un vizio che fa “fico”. Chi la usa non viene emarginato come “tossico”, non è costretto ad isolarsi e a nascondersi. Anche perché la sua “prestanza” e la sua lucidità all’inizio crescono invece che diminuire come con gli oppiacei. Questo rende la cocaina ancora più pericolosa. Non solo. Il calo dei prezzi, l’aumento dello smercio al dettaglio spesso ad opera di conoscenti o spacciatori fai-da-te. Il lungo periodo prima che si manifesti una forma di dipendenza fisica e, infine, l’assenza di strutture di assistenza e recupero ad hoc, sono altri fattori che rendono più preoccupante l’allarme cocaina.

Da tempo ormai c’è uno spostamento del consumo dall’eroina alla cocaina, se prima era del 70 per cento di eroina e del 30 di coca, oggi è suddiviso a metà. Demonizzare la sostanza, poi, significa banalizzare un fenomeno complesso e allontanare la soluzione del problema. Si dice che la cocaina sia una droga da ricchi, ma non è così. Il ricco la compra, il povero, invece, ruba per procurarsela. I consumatori di coca appartengono alle più svariate classi sociali. Si va dal residente della borgata al manager. Il guaio è che non esistono strutture in Italia in grado di occuparsene, a parte Villa Maraini, che con il programma “spazzaneve” ha in cura alcuni gruppi di cocainomani, 150 circa. Molti hanno precedenti penali, altri vengono qui in alternativa al carcere. Il problema è che non c’è un metadone per la coca, e la terapia tradizionale non funziona. Noi qui facciamo psicoterapia individuale, di gruppo, anche al partner non tossicodipendente del cocainomane.

Facciamo anche frequenti esami anti-doping.

Il problema cocaina, però, è che non funzionando il controllo dell’offerta, visto che si sequestra appena il 10 per cento della droga circolante, non funzionano la disintossicazione forzata, il proibizionismo e la criminalizzazione dei tossicodipendenti. La cocaina può portare anche alla morte e i cocktail con alcool ed eroina sono pericolosissimi. Ma proprio perché è “meno tossicomanigena” dell’eroina può non porre limiti all’assuntore. Il problema non è la sostanza ma l’individuo. Dipende dall’equilibrio precedente dell’assuntore, dal contesto, dalla pressione del gruppo sociale. Una persona che ne ha fatto un uso compatibile può “sbracare”.

Nessuno, poi, può essere sicuro di gestirne il consumo. È un trend in ascesa. Negli anni Ottanta i prezzi erano di oltre duecentomila lire il grammo, oggi è arrivata a 80 euro il grammo. Oramai la cocaina dai salotti è scesa nelle vie. La nostra unità di strada ha raccolto un dato oggettivo di vendita: in un quartiere della capitale è prima con l’8o per cento del consu¬mo, mentre l’eroina è ferma al 20. Ed è un dramma perché è meno controllabile: i tossici se la “sparano” in vena invece che per via nasale. E siccome la cocaina è una droga eccitante, nel tossico porta all’abbuffata, perché il flash del piacere non ha la stessa durata dell’eroina».

Aristocratici, saggi e la liberalizzazione della droga

«La legalizzazione 0 la liberalizzazione della droga, indubbiamente darebbe un colpetto allo spaccio, farebbe diventare gli spacciatori criminali d’alto bordo, forse mercanti d’armi che, del resto, è un’attività ufficiale in Italia, per cui la gente è sempre pronta a scandalizzarsi per lo spaccio della droga ma non per quello delle armi. Ma la liberalizzazione non risolverebbe il problema, perché sarebbe lo Stato a diventare spacciatore. E siccome il consumo della droga è direttamente proporzionale alla facilità di reperimento aumenterebbero i consumatori di stupefacenti. I sostenitori della liberalizzazione sono degli aristocratici che pensano di vivere in un mondo di saggi… Mi ricordo il film “Guardie e ladri”, interpretato da Aldo Fabrizi e da Totò; in una scena del film Aldo Fabrizi dice: “lo sparo in aria a scopo intimidatorio” e Totò che era saggio risponde: “Ma io non mi intimido…”. La droga sta dal tabaccaio ed io che sono saggio non la consumo e se gli altri sono poco saggi, peggio per loro…».

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